Non ne so molto di icone…non so molto della filosofia che le sostiene, del misticismo che le alimenta. Le icone son cosi’ immobili…
Sembrano momenti fissati su legno cosi’ come la fotografia può fissarli su carta. E, sì, son fotografie. Di santi, personaggi delle Scritture, cosi’ come la fantasia popolare li immagina. L’oro li nobilita, sottolinea la veridicita’ di quanto l’immagine sostiene, ed i segni, le varie didascalie consegnano all’opera una dignità superiore, quasi un timbro divino. Le icone sono affascinanti. Nascondono molto piu’ di quanto mostrano a volte, altre volte fanno l’opposto, se le si sa leggere possono dire tantissimo, diversamente si concedono all’occhio inesperto, piene di ori, segni e fisse immagini mistiche e son belle anche così. Cabì però le sa leggere. Al punto da decidere di reinventarle sì nella tecnica ma soprattutto nel soggetto: via il protagonista principale e spazio ai comprimari…ed ecco quindi il Corvo di Elia. Smarrito da cotanta assenza, incerto nel ruolo di protagonista e speranzoso di un gran ritorno che non avverrà mai perchè. ahimè, ormai il corvo domina l’icona e non v’e’ spazio per altri…
Ho potuto visionare altre New Eikòn di Cabì e tutte sono magnifiche, rispettose nei confronti del “modello” tradizionale, ma gioiose ed un pochino irriverenti. Quando verranno pubblicate lo vedrete. Quello che forse non vedrete mai e che pochi fortunati han potuto ammirare sono le Icone di Cabì. Bellissime icone tradizionali, zeppe d’oro, segni e santi. Io non le capisco molto, non le distinguo da quelle che vedo nei libri, starebbero bene in qualunque chiesa, o anch’esse nei libri. Forse nel suo sito Cabì dovrebbe decidersi ad inserire una sezione chiamata, semplicemente, Eikòn. Antiche o moderne che siano, con le Icone Cabì ci sa davvero fare, dobbiamo esser pronti a stupirci…
Manodipietra 9 luglio 2008
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