Venerdì sera l’inaugurazione di Flower Power ha registrato una considerevole affluenza di pubblico. Un’esposizione di opere pittoriche “doppia personale” che accosta due ben distinte ricerche artistiche con un comune soggetto: il mondo floreale e l’energia che si può celare dietro il delicato profilo dei fiori stessi. Le note dei Jefferson Airplanes diffuse dall’impianto stereo hanno trasformato l’atmosfera dello spazio espositivo trasportandolo negli anni ’70, evocando ai presenti la brezza profumata di un passato recente. Nell’ampia sala permeata da musica ed immagini suggestionanti, curiosi di ogni età e numerosi appassionati hanno girato liberi per la galleria MartinArte deliziandosi ad identificare la “maternità” dei quadri (esposti per scelta senza etichette) e tentando di individuare quali fiori si nascondessero dietro i particolari ingigantiti di Cabì e le vibrazioni cromatiche di Mariangela Redolfini.
Osservando le opere di Cabì il fruitore è spinto ad osservare ingrandito ciò che è custodito come un tesoro all’interno dei fiori, particolari su cui forse non si è mai soffermato prima di allora. A scapito delle ammalianti corolle, dei fiori è messa a nudo l’ambiguità interna: pistilli e stami occhieggiano da alcune tele (Hypnos, Iris…) e sono gran protagonisti di altri quadri (Odontoglossum, Kroko, Gloxinia Orfica...), altre opere ancora mostrano morbidi vortici che in grado di condurre nella profondità di parenchimi acquiferi (Echeverie Mistiche, Graphtopetalum).
Con il suo lavoro l’artista evidenzia la pre-disposizione del mondo vegetale – connaturata ma non per questo meno misteriosa – di generare e riprodurre la propria categorica bellezza malgrado l‘apparente fragilità. L’oggetto specifico della ricerca artistica è il fiore, che rappresenta uno dei molteplici campi possibili di indagine dell’enigma della vita, della continua renovatio dell’ordine cosmico.
Oppure la scelta di fissare sulla tela l’eleganza effimera del fiore è un modo per esorcizzare il timore di lasciarsi sfuggire la freschezza della propria esistenza?
O forse queste opere rappresentano l’ambiguità insita in tutto ciò che è valutato come positivo: ingrandire il fiore – arché di bellezza per antonomasia – sino a scoprirne le sue linee più mostruose, è il tentativo di distillare dal carattere pacifico di Cabì il proprio “dark side”?
Le opere esposte nella mostra Flower Power (aperta sino al 31 Ottobre) sono tessere di un mosaico che rappresenta il percorso artistico che Cabì sta affrontando, qualsiasi esso sia. Siamo curiosi di scoprire come proseguirà questa indagine ed attendiamo con interesse di sapere quali saranno i prossimi campi di ricerca dell’artista, augurandole di riuscire sempre ad esprimere se stessa grazie alla sua pittura.
Oppure la scelta di fissare sulla tela l’eleganza effimera del fiore è un modo per esorcizzare il timore di lasciarsi sfuggire la freschezza della propria esistenza?
O forse queste opere rappresentano l’ambiguità insita in tutto ciò che è valutato come positivo: ingrandire il fiore – arché di bellezza per antonomasia – sino a scoprirne le sue linee più mostruose, è il tentativo di distillare dal carattere pacifico di Cabì il proprio “dark side”?
Le opere esposte nella mostra Flower Power (aperta sino al 31 Ottobre) sono tessere di un mosaico che rappresenta il percorso artistico che Cabì sta affrontando, qualsiasi esso sia. Siamo curiosi di scoprire come proseguirà questa indagine ed attendiamo con interesse di sapere quali saranno i prossimi campi di ricerca dell’artista, augurandole di riuscire sempre ad esprimere se stessa grazie alla sua pittura.
Lucilla Guendalina Moliterno
Withih the infant rind of this weak flower
poison hath residence, and medicine power:
For this, being smelt, with that part cheers each part;
Being tasted, stays all senses with the heart.
poison hath residence, and medicine power:
For this, being smelt, with that part cheers each part;
Being tasted, stays all senses with the heart.
(Shakespeare, Romeo and Juliet, Atc II Scene III)